Chi di noi pensando al museo aeronautico di Volandia ricorda quale sia l’incontro che lo ha più emozionato? La visita permette di vedere velivoli che hanno fatto la storia del volo, aerei che rappresentano la passione per il volo oppure raccontano l’impegno civile o militare di elicotteri ecc….
Altrettanto emozionate è vistare il Museo Caproni di Trento che con i suoi velivoli ed i suoi cimeli offre emozioni altrettanto forti. La sola presenza di una nutrita rappresentanza di aerei particolari ed unici merita il viaggio.
Ma perché unisco questi due musei?
Tutto accade in rapida successione: donazione dell’ archivio Caproni alla provincia autonoma di Trento e nei giorni in cui sono andato a Trento per svolgere le pratiche burocratiche, in Italia la burocrazia è una costante, vado al museo per vedere in special modo l’S.79 conservato. Con la successiva acquisizione del Gabardini e del materiale presente a Venegono pianifichiamo con mio fratello l’ennesima visita a Volandia per vedere il Gabrda Idro.
In questi anni mal contante sono almeno 4 le visite a Volandia ed altrettante a Trento sempre con la fedele Nikon al collo, sempre scattando foto, sempre sognando di scrivere qualcosa su ciascuno degli aerei, dei cimeli fotografati, sempre archiviando le foto per completare i vari faldoni della mia collezione fotografica.
Gabarda Idro, Ansaldo Balilla, S.79. i vari jet esposti a Volandia, fantastico il Macchi 326 livrea argentata del Reparto Sperimentale Volo.
Chi di noi non si sono emozionati vedendo questi aerei?
Ma poi inizia il “lavoro” all’ Hangar G di pulizia, catalogazione ed archiviazione di tutti i pezzi arrivati insieme al Gabarda e scocca una scintilla fatale che collega l’Hangar G al museo di Volandia e al museo Caproni di Trento ed è pura follia .
A Volandia una volta finita la visita alla prima sala si entra in una seconda area espositiva dove si parla dei pionieri e li in bella mostra di se c’è il Caproni Ca.1 che sicuramente è uno dei pezzi più importanti del museo ma non ha nulla di bello, di aerodinamico, nulla di emozionante. E’una goffa macchina volante da cui tutta la storia del nostro importante pioniere e costruttore è cominciata, ma il solo commento al massimo è “che coraggio avevano a volare con quel trabiccolo”. Non si va a Volandia per vedere il Caproni Ca.1.
A Trento una volta entrati nella prima sala e dopo che ti sei ripreso dalla vista dello SVA, del Balilla e vedi in lontananza l’imponente figura dell’S.79 volgendo lo sguardo a destra ci sono una serie di chicche aeronautiche spettacolari e tra esse un Caproni Ca.6 privo completamente della copertura in tela. Anche questo velivolo non ha una storia, ma è una pietra miliare nella storia del volo in Italia. Ma sicuramente quella goffa figura sgraziata non emoziona.
Nell’ Hangar G c’è ciò che resta del Caproni Ca.2, una raccolta di pezzi più o meno piccoli della struttura, ma quale parte di essa, e qualche brandello della tela di copertura del velivolo.
E ‘cosi che decido di aprire la scheda di restauro e dichiaro trionfalmente ai Gabarda che del Caproni Ca. 2 me ne occupo io …
Partenza :
- pulizia di ciascun pezzo da polvere ed altri sedimenti che nel tempo si sono depositati sui pezzi.
- Conteggio dei pezzi presenti, andranno poi etichettati uno per uno.
- Prelievo di un pezzo di tela tutto accartocciato, senza nessun aggancio a parti in legno, e “stiratura” dello stesso.
- Prelievo di un brandello piccolissimo di tela, pochi centimetri, e lavaggio dello stesso per vedere se il marrone a cui è arrivato a noi dopo oltre cento anni è la verniciatura della tela oppure è dato dalla polvere di questi anni.
- Analisi di un pezzo di tela agganciato ad un pezzo di legno, forse ciò che resta di una centina alare, per capire struttura e legature della tela alla struttura .
Poi arriva la chiusura causa lock down dell’ Hangar G e il lavoro finisce qui, per ora.