Mettere a confronto il Lockeed Martin F.35 ed il Gabardini è sicuramente un esercizio che farà storgere il naso ai più!
Però proprio perché questo pezzo viene pubblicato sul Somarello Jack è stato possibile fare questo volo pindarico senza preoccuparsi troppo delle possibili critiche.
L’importante secondo me è saper essere rigorosamente degli storici ma essere allo stesso tempo in grado di comprendere il valore dell’ironia e della scanzonatezza per non prendersi sempre sul serio.
L’ironia in toscana è un’arte che si tramanda pertanto prima di proseguire con il testo riporto la definizione di somarello: giovane somaro. Ragazzo piuttosto ignorante, che non ha voglia di studiare.
Sono molto affascinato dall’ F.35 e leggendo sull’ ultimo numero di JP.4, quello di maggio, l’articolo di Gian Carlo Vecchi sono saltato sulla sedia quando ho trovato la descrizione degli iter addestrativi per i piloti di F-35 A e F.35 B del’AM.
In sintesi, tutti i piloti destinati alla linea degli F.35 svolgono un intenso periodo di addestramento negli Stati Uniti presso due basi: la Luke AFB (F.35 A) e Beaufort MCAS (F. 35 B) durante il quale, nella fase iniziale, vengono istruiti attraverso un susseguirsi di lezioni, test di verifica dell’apprendimento e molte ore spese nei simulatori di volo per comprendere appieno tutte le possibilità di esercizio dell’F.35 che andranno ad utilizzare al rientro in Patria.
L’ F.35 non ha la versione biposto e quindi il primo volo con questo mezzo di 5a generazione avviene immediatamente da solista. Riporto tal quale la frase utilizzata nell’articolo citato sopra: il primo volo reale è meno traumatizzante di quanto si possa immaginare, anche perché il velivolo è estremamente semplice da pilotare.
A.M. invia negli Stati Uniti piloti già operativi, quindi brevettati, e con al loro attivo molte ore di volo ed esperienza e questo complica, per non dire annulla, l’idea dell’articolo.
Siccome sono due anni che studio il Gabardini, la scuola, la storia ad esso collegata il pensiero è andato subito al campo di volo di Cameri ed il confronto tra le metodiche di addestramento dei piloti di oggi con quelli di allora mi è subito venuto in mente.
Ritengo sia noto ai più che gli allievi che si avvicinavano alla scuola di Cameri o colà comandati per ottenere il brevetto militare, durante la Prima Guerra Mondiale la penuria di piloti portò oltre un migliaio di allievi alla scuola Gabardini, effettuavano i primi voli sul Gabardini sa solisti e la procedura di addestramento era “identica” a quella svolta oggi per l’abilitazione al pilotaggio dell’F.35.
L’allievo che arrivava alla scuola Gabardini svolgeva un percorso di formazione, che oggi avrebbe il nome di “ground school”, che passava attraverso corsi teorici in aula e simulazioni di volo su quelli che allora erano i progenitori dell’odierno simulatore di volo.
Descrizioni dell’epoca raccontano di strane autovetture che sfrecciavano per la pista simulando le condizioni a cui un pilota si sarebbe trovato in fase di rullaggio con il Gabardini, altri allievi simulavano il volo stando appollaiati su di un Gabardini ancorato ad un pilone effettuando virate, riprese e picchiate.
Altri facevano le prove di rullaggio pilotando le Checche, Gabardini depotenziati che non si alzavano da terra, dotati di carelli anteriori che permettevano solo di alzare il muso del velivolo.
Una volta pronto l’allievo ritenuto idoneo ad effettuare il suo primo volo saliva a bordo del Gabarda, avviato il motore ed effettuata la corsa sulla pista… spiccava il volo.
Il più delle volte da solo non essendo il Gabardini un velivolo biposto anche se con le dovute eccezioni.
Anche il Gabardini veniva considerato un velivolo estremamente semplice da pilotare.
È quindi possibile fare un parallelismo tra un velivolo di ultima generazione ed un velivolo che appartiene all’epoca pioneristica del volo; certo sono necessari i dovuti distinguo e si deve provare ad usare un po’ di fantasia uscendo dagli schemi mentali consolidati.